Wednesday, November 10, 2021

Nagorno Karabakh, ad un anno dalla guerra

 Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 2020 veniva firmata la dichiarazione trilaterale di Russia, Armenia e Azerbaijan che segnava la cessazione dei combattimenti fra Armenia, Azerbaijan e i secessionisti del Nagorno Karabakh. Il conflitto armato del 2020 viene chiamato la guerra dei 44 giorni, o la seconda guerra per il Nagorno Karabakh. Su come definire la nuova situazione che si è creata da allora invece non c’è accordo. Le posizioni ufficiali sono distanti e ancora incompatibili, a indicare quanto ancora sia rimasto da negoziare per trovare una soluzione politica al secessionismo del Nagorno Karabakh, exclave armena in territorio azero.

 

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Thursday, November 4, 2021

Iran e Azerbaijan: la crisi dei camion

 

Dopo due settimane di tensioni crescenti tra Iran e Azerbaijan sembrava che finalmente che si fosse ridato voce alla diplomazia, ma Baku rilancia le accuse contro Teheran. Al centro della crisi le rotte commerciali che passano attraverso il Nagorno Karabakh

Seppur in misura minore dell’Armenia e dell’Azerbaijan, ma anche l’Iran ha risentito del blocco dei traffici seguito alla prima guerra del Nagorno Karabakh . Nel periodo sovietico e fin da prima della Seconda guerra mondiale, Armenia e Azerbaijan erano collegati da una ferrovia che proseguiva fino al Nakhchivan e che correva lungo il confine iraniano. L’Iran si era collegato con un proprio ramo a questa rete e da questo transito dipendevano nel 1990 il 10% delle importazioni nazionali iraniane. Con la distruzione di questa connessione - arrivata col primo conflitto del Nagorno Karabakh - l’Iran ha perso l’unica strada ferrata di collegamento commerciale con il Caucaso. Le ferrovie rimaste, l’Armenia-Georgia e la Azerbaijan-Russia, sono troppo distanti e non integrate nel sistema ferroviario iraniano.

Sono tre decenni che l’Iran dimostra interesse per ricreare una o più vie di trasporto per le proprie esportazione e importazioni.

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Amministrative in Georgia: secondo turno peggio del primo

Bassa affluenza alle urne e numerose irregolarità, rilevate sia dagli osservatori OSCE/ODIHR che dalle ong locali. USA e UE nei rispettivi comunicati post elettorali esprimono forti dubbi sul del voto che ha visto la netta vittoria di Sogno georgiano

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